Con questa “Lo specchio dell’anima”, terza notevole mostra organizzata dall’inizio del 2015, “Turismo Mondovì” si conferma la piacevole novità della scena artistica di Mondovì, città con grande potenziale spesso purtroppo adagiata in un certo immobilismo, vero o percepito che sia. In Feofeo l’astrazione nasce anche, a detta della stessa autrice, come rifiuto della figurazione tradizionale, vista come spazio espressivo angusto, limitante, in favore dell’astratto come indice di una maggiore libertà espressiva che permette di indagare l’indicibile.Astratto dunque come “specchio dell’anima”, appunto, come da titolo della mostra.
In Feofeo l’astrazione nasce anche, a detta della stessa autrice, come rifiuto della figurazione tradizionale, vista come spazio espressivo angusto, limitante, in favore dell’astratto come indice di una maggiore libertà espressiva che permette di indagare l’indicibile.Astratto dunque come “specchio dell’anima”, appunto, come da titolo della mostra.
THE BIRTH OF SYMBOL – Tecnica mista su juta cm 100×100 – Feofeo 2014
I suoi dipinti si sviluppano quindi come tessiture di colori in un reticolo informale, dove il segno è ridotto alla sua matrice minimale, e quasi frammentato in una scacchiera irregolare al tempo stesso caotica e ricca di energia.
Un “brodo primordiale” di archetipi, potremmo dire, come suggerisce questo suo “The birth of symbol”, “la nascita del simbolo”.
Uno scavo nel proprio inconscio, dunque, come ritiene anche Salvatore Russo nella sua disamina del lavoro dell’autrice: “Le reti di FeoFeo rappresentano il subconscio, cioè quella parte dell’essere umano che ha bisogno di soddisfare le proprie pulsioni, che secondo Freud sono la libido (sessualità) e la destrudo (aggressività). (…), il SuperEgo in FeoFeo è rappresentato dalla tela che si trova al di sotto delle reti.”
Volendo, si potrebbe superare il riferimento a Freud ed arrivare a Jung, dato che l’autrice non sembra scavare semplicemente alla ricerca di una verità psichica individuale, su di sé, ma tramite questa giungere a un archetipo assoluto.
Non a caso nel suo bel sito, www.feofeo.it, l’autrice parla di “messaggi di connessione cosmica”, di capacità di “attingere a quelle frequenze sublimi dell’Amore Universale”, di “messaggi universali della nuova Era”: una verità quindi Assoluta, quasi Iniziatica.
IL GIORNO DEL GIUDIZIO – Tecnica mista su tela cm 100×150 – Feofeo 2014
Il seducente dato biografico della formazione dell’autrice, laureata in Farmacia, suggerisce l’idea di un percorso alchemico.
In effetti, anche stando al critico Alberto Gross, “l’intero procedimento artistico di Feofeo genera una complessa trama di colore esposta in sintesi estrema”; e quindi “il lavoro dell’artista può rivelarsi come alchemico, sia a livello visivo che semantico: alchimia è tutto quanto trasforma, conduce, traveste, introduce e depista, muta di sostanza e scinde.”
Viene in mente anche un altro grande “alchimista”: da sempre la critica infatti si interroga sul rapporto che unisce la Grande Opera di Dante Alighieri alla sua appartenenza all’Arte degli Speziali: mero espediente politico per la critica “riduzionista”, che sottolinea la mancata prassi, a quanto sappiamo (ma l’Alchimia di Dante sarebbe in ogni caso primariamente spirituale…).
Dante ovviamente è scrittore e non pittore; ma si collega alla pittura almeno tramite un’opera, il mosaico di Coppo di Marcovaldo realizzato presso il Battistero di Firenze nel 1265, anno in cui Dante nasceva (e veniva battezzato, quindi). Da sempre ci si interroga su quanto questa figurazione del Giudizio e degli Inferi abbia influito su quella di Dante; se vogliamo qualcosa, nella linea serpentinata e nei colori inquietanti, si avvicina anche al Giudizio di FeoFeo.
ESSENZA ANGELICA – Tecnica mista su tela cm 100×100 – Feofeo 2014
Importante ci pare in questo percorso nell’arte dell’autrice il riferimento alle preziose didascalie dei titoli dei quadri, che costituiscono una guida, una “nota a piè di pagina” in grado di aiutare il “lettore” nel suo viaggio simbolico. Ad esempio, quest’Essenza Angelica potrebbe rimandare quasi a un fuoco infero a un osservatore distretto, mentre il titolo ne chiarisce la natura.
Anche se lo stesso Lucifero, portatore di Luce, è ovviamente un Angelo caduto, e le fiamme infere e il fuoco sacro del cielo empireo hanno punti di contatto nella Poetica della Luce dantesca.
IO SONO – Tecnica mista su tela cm 100×100 – Feofeo 2014
Il culmine di questo parallelo coi “temi danteschi” (un percorso come altri, senza pretese di assolutezza) può essere colto in questo “Io sono”, dove la luminosità dell’Oro si associa alla Spirale e alle linee cinetiche dell’energia radiante simbolo del Sole; ma i due, nel fondersi insieme, generano quasi l’iride di un Occhio Onniveggente di Illuminata memoria. Ancor più sottilmente, possiamo cogliere un rimando (consapevole o inconscio junghianamente, non è così importante) ai tre cerchi divini del Paradiso di Dante, l’archetipo primigenio e assoluto dal platonismo in poi.
Lorenzo Barberis